Motivazione, emozioni e apprendimento

La motivazione è la chiave fondamentale perché gli studenti siano protagonisti del proprio  processo di apprendimento: è importante che si sentano competenti, pensino di farcela e credano di riuscire. Minacciare o fare ricatti non è in genere un buon modo né per motivare né per scansare le proprie responsabilità; inoltre, fare dei confronti con fratelli o compagni, attiva un sistema di giudizio che alimenta paure e inutili sensi di colpa. (L'ora dei compiti. Come favorire atteggiamenti positivi, motivazione e autonomia nei propri figli di Angelica Moè e Gianna Friso)

“Quando proviamo un’emozione, lo stimolo viene elaborato in prima istanza dai centri sottocorticali dell’encefalo (l’amigdala) e provoca una prima reazione neuroendocrina che ha la funzione di mettere in allerta l’organismo. In questa fase l’emozione determina diverse modificazioni nel nostro corpo: per esempio variazioni delle pulsazioni cardiache, aumento o diminuzione della sudorazione. Cosa succede invece nelle nostre memorie? E cosa capita, in particolare, quando l’emozione che sperimentiamo è legata in modo diretto a un processo cognitivo, come l’imparare qualcosa a scuola? Facciamo un esempio. Se mentre imparo la tabellina del 7 sperimento la fiducia del mio insegnante nelle mie capacità, io metto in memoria sia quello che lui mi ha insegnato, sia la sua fiducia; ogni volta che «riapro il cassetto della memoria» che contiene la tabellina del 7, riprendo anche la sua fiducia, che mi dà incoraggiamento. Se invece mi sento sotto giudizio, penso che «tanto non sono capace» di imparare la tabellina e dico che 7x7 fa 47, oltre a fare un errore di calcolo vivo uno stato mentale di sofferenza che ha a che fare con il meccanismo dell’impotenza appresa (di cui parlerò più approfonditamente in seguito). Imparo un concetto e nello stesso momento sperimento paura e senso di inadeguatezza: ogni volta che riapro quel «cassetto della memoria», evoco entrambe le cose. Le mie emozioni hanno scritto nella mia memoria l’informazione: «Questa situazione ti fa stare male, evitala!»”. (Daniela Lucangeli, Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere)

Dobbiamo concedergli il tempo necessario per imparare e dobbiamo ricordarci che i tempi dei ragazzi sono diversi da quelli degli adulti. Un altro punto importante da tenere a mente è che gli studenti hanno bisogno di tempo per il recupero delle energie, per le attività fisiche, gli amici, la famiglia e gli hobby: almeno un giorno a settimana dovrebbe essere assolutamente libero dai compiti (ad esempio la domenica). (L'ora dei compiti. Come favorire atteggiamenti positivi, motivazione e autonomia nei propri figli di Angelica Moè e Gianna Friso)

“Se gli errori che i bambini compiono a scuola causano dolore, perché accompagnati da emozioni sgradite, l’alert che si stabilisce nella loro memoria è «Scappa», non è «Affronta l’errore e modificalo». Questo è il meccanismo che si attiva quando gli studenti apprendono e stanno male. Le nozioni si fissano nel cervello insieme alle emozioni: se un bambino impara con curiosità e gioia, la lezione si inciderà nella memoria insieme alla curiosità e alla gioia. Se impara con noia, paura, ansia, si attiverà l’alert: la risposta della mente trasmetterà il messaggio «Scappa da qui, perché ti fa male». Avere in memoria la traccia non solo dell’informazione studiata, ma anche dell’emozione di paura associata al momento dell’apprendimento genera un vero e proprio cortocircuito: il bambino ritrova quello che ha memorizzato a livello di conoscenza, ma anche l’emozione che lo invita a starne lontano. Dunque un sistema di apprendimento basato sull’avere paura degli errori, dell’insegnante o della verifica produce un cortocircuito. Tutto quello che il bimbo impara con paura, ansia, angoscia, genera delle memorie che lo tengono in costante allerta. Oltre alla paura, altre emozioni di alert che interferiscono con i circuiti dell’apprendimento sono la vergogna e il senso di colpa. Se la paura dice al cervello «Scappa da lì!», la vergogna dice «Non sei all’altezza» e la colpa dice: «Colui che è significativo per te non ti stima». Il meccanismo della colpa, in particolare, funziona in questo modo: il bimbo fallisce; l’insegnante attribuisce a lui la responsabilità del fallimento. Si tratta di un sistema di deresponsabilizzazione, un atto interpretativo speculare per cui l’insegnante, evitando di assumersi la responsabilità, la fa ricadere sull’allievo. Purtroppo a me sembra che la colpa e la paura siano emozioni alla base del nostro sistema educativo. Bisognerebbe, però, ricordare che esse sono anche alla base di un atteggiamento di fuga e rifiuto”. (Daniela Lucangeli, Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere)

Cosa fare, allora?

  • nutrire motivazioni intrinseche come: percepirsi competenti, sentirsi accolti e in relazione, non giudicati ma valorizzati 
  • programmare una routine quotidiana (magari appesa al muro)
  • cercare di individuare un orario fisso per i compiti e fare delle pause 
  • evitare le critiche e mostrarsi ottimisti nelle loro capacità 
  • limitarsi a un controllo discreto ed essere presenti nel caso di bisogno
Organizzazione!


Se senti di aver bisogno di supporto come genitore sono qui per aiutarti; posso supportarti nell'organizzazione pomeridiana oppure aiutare il tuo bambino nell'essere sempre più autonomo.

I miei servizi: 

  • Potenziamento apprendimenti - Potenziamento delle abilità di calcolo, lettura, scrittura, logica e memoria per la scuola primaria e secondaria.. Lavoriamo anche sulla motivazione scolastica!
  • Supporto compiti - al pomeriggio, individuale o in coppia
  • Metodo di studio - accompagnamento nella consapevolezza del proprio stile cognitivo di apprendimento e approfondimento sulle strategie migliori per lo studio
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